Il tamburello

Ultima modifica 15 maggio 2021

Il grande amore di Rocca, da quattrocento anni a questa parte, era e rimane il Tambass, cioè il tamburello a muro, tipico del Monferrato, giocato nelle piazze sfruttando gli antichi muraglioni, scampoli di fortezze che, persa ormai la loro funzione difensiva, si prestano a sostenere epiche sfide tra paesi rivali.
Questo gioco, che deriva dalla pelota basca importata dai soldati spagnoli di stanza nel Monferrato e di guarnigione nella fortezza di Rocca, viene praticato a ridosso di un muro, che si trasforma in una sorta di “giocatore di pietra”: mentre nel tamburello " a libero" lo scambio di tiri fra le due squadre è diretto, nel Tambass, nei tiri successivi alla battuta, è consentito ai contendenti di far rimbalzare la palla sul muro che costeggia un lato del campo. Le caratteristiche peculiari dei muri di ciascun paese, rendono perciò il gioco vario e spettacolare per gli effetti imprevedibili (più per gli ospiti che per chi gioca in casa…) di rimbalzo della palla. I tamburelli erano di legno e pelle, mentre per la battuta veniva utilizzato un tamburello di forma allungata, simile al mantice per ravvivare il fuoco.

Una variante del Tambass era il pallone a bracciale: il gioco si praticava impugnando un cilindro di legno cavo, intagliato a punte di diamante, utilizzato per colpire una palla di cuoio e fatto su misura per il braccio del giocatore. Sugli scalini della chiesa barocca di San Rocco venivano depositate le bottiglie di vino per i giocatori e per Giovanni Pozzo, Ciali, addetto a gonfiare ed a strofinare i palloni con le foglie del sambuco. Dal dopoguerra l’interesse per il pallone a bracciale si affievolì e prese sempre più piede il tamburello a muro.
Fino ad una cinquantina di anni or sono, le partite si limitavano a sfide domenicali tra compagini improvvisate di giocatori del medesimo paese o di qualche paese vicino. Nel 1965 nacque il torneo di tamburello a muro del Monferrato, con i suoi regolamenti e calendari di gioco.
Nel 2013 la storia del Tambass a Rocca è diventata anche museo: foto, coppe, medaglie, tamburelli “fortunati” che hanno segnato le diverse epoche, hanno trovato degna collocazione al piano terra di Palazzo Cacherano, in Piazza Castello, grazie al pregevole recupero, voluto dall’Amministrazione comunale, dei sotterranei seicenteschi con le loro volte in mattoni e l’antico pozzo che scende sotto alle fondamenta. Qui si ricordano i combattuti campionati degli anni d’oro della squadra rocchese ed i tanti campioni che le hanno animate: da Tino Garrone, titolo italiano di serie B mentre era in forza al Fiat Torino, a Carlo Delaude, che vinse il torneo del Monferrato, al battitore Vittorio Edere, così preciso da far passare la palla in mezzo ai due fili della luce, a Tony ‘l balerin, Pierino Alciati, Luigi Quaglia, detto Vigin, Guido Poggio, Walter Quasso e moltissimi altri, fino ad arrivare alle imprese di Massimo Accossano. Tra le curiosità, le donne che giocavano a tamburello nel 1952 e la prima sfida internazionale tra le nazionali di Italia e Francia, che si giocò ad Asti nel 1954. Ci sono poi tutte le squadre vincitrici del torneo a muro dal 1976 ad oggi.


Giocatori di pallone a bracciale



Variazione dei tamburelli negli anni


Cartella "tamburello" del gioco della tombola


Vista in pianta del campo


Partita di tamburello negli anni '70


Partita di tamburello negli anni 2000


La tifoseria rocchese

 


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